Borca è un piccolo paese che si trova nel cuore della Valle del Boite a 942 metri d’altezza in posizione soleggiata e protetta da due dei più spettacolari colossi delle Dolomiti Orientali: il Monte Pelmo (m 3168) e il Monte Antelao (m 3264). La sua storia è assai antica e si identifica con quella di tutto il Cadore, terra vetusta dove i segni del passato sono assai evidenti: dalla sepoltura mesolitica di Mondeval, ai reperti preistorici, alle iscrizioni venetiche, ai siti di culto precristiano.
Il toponimo che ne indica il nome, “Borca”, deriverebbe dal latino “bi-furca” a significare l’incrocio di importanti ed antiche strade necessarie per le comunicazioni e quindi per lo sviluppo del paese.
Pare che per la prima volta il nome dell’abitato comparisse in un documento del 1331 in cui venne curiosamente riferito che il paese donava alle monache del Cadore l’olio per i lumi delle chiese dei “sancti Nicolay de Vale de Hospitale, ite ecclesie sancti Floriani, item ecclesie sancti Viti, item ecclesie santi Simonis de Bevorchia”.
Infatti la chiesa di San Simone (patrono di Borca e attualmente dedicata non solo a san Simone,ma anche a santo Taddeo) è citata anche nel 1579 e nel 1604 quando il Patriarca di Aquileia la visitò. Venne semidistrutta nel 1737 causa una delle imponenti e disastrose frane che spesso “re Antelao” regala al paese.
Nella chiesa, un organo prezioso, risalente al 1791 e realizzato dal più famoso costruttore di organi dell’epoca: Gaetano Callido. Ancora oggi, numerosi e suggestivi sono i concerti offerti ad ospiti ed abitanti.
Il paese, immerso nel verde de boschi, presenta graziose frazioni.
Villanova (Villanuova), situata sulla riva destra del torrente Boite con magnifica visione sul Monte Pelmo e sulle articolate Rocchette. E’ sorta sulle rovine di un antico centro abitato, Taulèn, distrutto nel 1700 dalla già sopracitata frana scesa del Monte Antelao.
Cancia (Cianžia), sulla sinistra del torrente Boite e proprio ai piedi dell’Antelao. E’ stata devastata dalla sconvolgente colata detritica del 2009 proveniente sempre dal “re di roccia”. La piccola chiesa dedicata al culto di san Rocco e risalente al 1614 nasce su un capitello ampliato e reso più agibile per le pratiche religiose.
Sicuramente la parte più suggestiva è il campanile dal bulbo a cipolla che sorregge il caratteristico angelo tibicine. Anche qui, all’interno, è conservato un prezioso organo risalente alla seconda metà del Settecento e che si deve all’opera di Giuseppe Fedeli.
Corte, tipico e purtroppo un po’ obsoleto villaggio turistico che tuttavia ormai appartiene di diritto alla storia del paese, e che ha il cuore nella moderna chiesa di notevole pregio architettonico oggi danneggiata dall’uragano dell’ottobre del 2018. Il villaggio è nato da un progetto di Enrico Mattei fondatore dell’ENI e realizzato fra il 1954 ed il 1963. Il progetto era stato realizzato dal famoso architetto Edoardo Gellner. Oggi, importanti progetti cercano di ridare vita al sito di grande interesse soprattutto architettonico. Per informazioni si sfogliare la pagina web del progetto “Dolomiti Contemporanee” che riguarda proprio l’ex villaggio ENI.